La vie...gne de Jean Mogin.
Lucienne et Jean photographiés sur le perron de La Pégasière par leur ami Christian Bernard. On y voit l'auteur de La vigne amère tenant cependant en ses mains quantité de bouteilles...de plus,vides apparemment !
Quelques liens :
Lucienne Desnoues.
Sur un portrait de Lucienne Desnoues. Impromptu 14.
Une épistole de Lucienne Desnoues aux Fiorio.
Lucienne Desnoues : Les solitaires.
Fantaisies autour du trèfle.
Note de service d'époque et de la main même de Lucienne XIV à son maître jardinier.
Lucienne Desnoues, Lucien Jacques et Pégase, entre autres.
Lire Lucienne Desnoues.
Le livret Trois de Montjustin.
Rencontre et article de Claude-Henri Rocquet concernant Lucienne et Jean.
Dans le jardin des mots.
La centenaire au jardin par Lucienne Desnoues.
Lucienne Desnoues. Plus qu'une lettre de remerciement.
Noël de l'ordinateur par Lucienne Desnoues.
Natures mortes par Lucienne Desnoues.
Un court poème que Lucienne m'offrit.
Le bombyx de Noël. Un conte de Lucienne Desnoues.
Noël du monde à l'envers par Lucienne Desnoues.
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TRADUCTION d'AGOSTINO :
A seguito di una domanda rivoltami recentemente dall’amico Gérard Allibert, circa una cosa che gli aveva detto Lucienne, mi è sorto il desiderio di rievocare qui, ancora una volta, l’adorabile coppia Lucienne Desnoues-Jean Mogin attraverso la sorprendente storia che vado a raccontarvi. Nel suo messaggio, Gérard evocava le parole con le quali un giorno Lucienne lo mise al corrente circa la sua scoperta di un vitigno nato da un seme che mise radice facendo in seguito allegro capolino sulla tomba del suo amato sposo, il poeta Jean Mogin.
Confermai la cosa : « La rustica vite sulla tomba di Jean? Tutto vero ! Talvolta, in segno di perenne amicizia, ne ho ripulito la base per proteggerla dalle piante contendenti o parassite potando con cura i rametti e le foglie. Ciononostante, nel volgere di quattro o cinque anni, essa ha finito per morire seccandosi per quanto, fino ad allora, avesse fruito di un’esistenza tra le più prospere. Ma, una volta morta a quel vero e proprio giardinetto che è il cimitero di Montjustin, sembrò successivamente trasferirsi, rediviva, nelle adiacenze della casa di Lucienne vedova, La Ferrage. Sì, invero non molto lontano di là e poco tempo dopo, un nuovo piccolo germoglio vi ha messo radice (risorgendo, riprendendo vita!) a destra della fontanella a circuito chiuso che Lucienne mi aveva chiesto di installarle sotto la quercia biforcuta attigua al suo curatissimo giardino. Penso che debba essere tuttora là (c’era ancora diverso tempo dopo la morte di Lucienne) e spero che questa volta continui a prosperare senza alcun problema.
La storia è poetica e nondimeno vera.
Orbene, Jean Mogin in gioventù, a ventitré anni, aveva scritto e pubblicato una raccolta di versi che aveva intitolata La vigne amère (La vite amara), il che aggiunge mistero e, di fatto, corona la storia. Va detto che a mia memoria le altre due viti – quella del cimitero e quella del giardino - non hanno mai dato il benché minimo acino d’uva. I loro frutti, prendendosi gioco delle stagioni, erano di tutt’altro genere: la cosa risveglia amabili ricordi, riconduce dei volti, riecheggia il suono delle voci (che oggi ci portano un po’ di pena poiché tutte scomparse) e risveglia egualmente in me il desiderio di raccontarle. Può darsi che un giorno … tutto questo meriti ampiamente, a mio avviso, di essere salvato dal dimenticatoio. »
E allora ecco fatto caro lettore!
Per coincidenza – nel corso del pranzo conviviale dopo l’inaugurazione dell’esposizione Fiorio – era stato Jacky Michel a ricordarci che furono lui e suo padre (Yvon, calzolaio a Greoulx) a piantare le due viti che ornano ancora il terrazzino all’aperto della famosa Pégasière che, parimente durante un pranzo e sul vassoio della sua mano aperta, Lucien Jacques aveva offerta ai Mogin. Jacky aggiunse che in una delle sue poesie Lucienne si chiede se queste due viti, al posto di vermigli grappoli, non volgano i frutti sotto forma di scarpine …
E questa mattina mi ha fatto avere il testo. Acino dopo acino ci si presenta decisamente il grappolo.
* : nel titolo lo spazio di interpunzione gioca il ruolo di ammiccamento all’assonanza tra vie (vita) e vigne (vite).
TESTO DELLA POESIA DI LUCIENNE DESNOUES
A Yvon Michel
il caro Ciabattino di Gréoux
che ci ha fatto una pergola
alla Pégasière
con i nostri grazie calorosi e
gai
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Caro Ciabattino che lo vogliate
o no - i vitigni che piantaste in terrazzetta,
credo insieme a noi pure stupiate
che finiran per darci incetta
- al posto di vendemmie d’uve moscate,
di grappoli con acini a scarpetta !
L. Desnoues
Aprile 60
TESTO DELLA POESIA DI JEAN MOGIN
IL TUO CANTO E LA TUA LODE
Il tuo canto e la tua lode sono in me
come se non ti avessi mai cantata.
Pareva all’anima mia fosse appena ieri
l’aver ricevuto luce dalla tua.
Ogni pensiero che ho di te
rifulge come una Natività.
E davvero tu nasci senza posa
dal fonte del mio amore,
con le tue miracolose mani
e i tuoi occhi scuri nei quali si riflette la Stella.
Ma, come i liberi uccelli
che, in rotta per il cielo,
abbandonano la quercia
facendo frusciare i rami
e fremere il fogliame,
le ore migliori di volta in volta
prendono il volo dal mio amore,
e come il nugolo delle colombe,
dopo aver volteggiato intorno al posatoio,
ad invisibile segno sciama dritto sulla distesa
e scopre l’albero imponente che gli fa cenno d’addio
con lo scuoter della chioma,
così lo sciame delle ore mi abbandona,
lasciandomi di fronte alla mia breve giovinezza.