Noël de l'ordinateur par Lucienne Desnoues.
Chassez le surnaturel, il revient au galop.
Norge
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Les Mogin, un trio de choix.
Jean Mogin : une note manuscrite.
Lucienne Desnoues, en préfaçant Marie Gevers.
Lucienne Desnoues. Plus qu'une lettre de remerciement.
Lucienne Desnoues. Quelques citations.
Lucienne Desnoues : bio-bibliographie.
Le livret Trois de Montjustin.
Lucienne Desnoues : Au rouge-gorge assorti de deux citations.
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Traduzione a cura di Agostino Forte :
Una poesia di Lucienne Desnoues: Il Natale del computer (*)
Cacciate il soprannaturale e vi ritornerà al galoppo.
Norge
Sant'Apollinare Nuovo, Baldassarre Melchiorre e Gaspare, Ravenna
APPUNTI
A proposito di Étable/ Capannuccia:
Né Marco, né Luca nei loro Vangeli parlano di grotte o di capanne. Il fatto è che l’intento dei due Evangelisti non era quello di “fare cronaca”, ma di “annunciare un evento”: la venuta al mondo del Salvatore.
Nella Palestina dei tempi di Gesù, le stalle erano per lo più costruzioni precarie di legno appoggiate ad anfratti naturali o scavati nella roccia, così che dire “grotta” o “stalla” era praticamente la stessa cosa ed è anche per questo che nelle immagini paleocristiane della “natività”, e sui sarcofagi, in occidente la nascita viene collocata in una stalla a forma di tettoia, mentre in oriente nelle antiche icone il Bambino è avvolto in fasce dentro una grotta profonda e buia.
Probabilmente questa duplice iconografia delle origini ha risentito della narrazione della nascita di Gesù quale risulta descritta nel vangelo apocrifo del V-VI secolo detto dello “Pseudo Matteo”, ove si racconta che il Santo Bambino viene partorito in una grotta, dove resta tre giorni, ma poi deposto dalla madre in una stalla, dove pure rimane tre giorni:
« Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta e, entrata in una stalla, depose il fanciullo in una mangiatoia, e il bue e l’asino l’adorarono. »
La tradizione del presepe, soprattutto napoletana dei secoli XVI-XVII , offrono alla grotta e alla stalla un’alternativa, che consiste nell’ambientare la scena della natività non più in una stalla o in una grotta, ma all’interno di ruderi e di rovine di edifici della classicità greco-classica.
In queste rappresentazioni non c’è l’influenza iconografica dei vangeli apocrifi, o di richiami alla Sacra Scrittura, ma solo un chiaro intento simbolico: il rudere classico rappresenta il vecchio mondo, cadente e diroccato, che crolla per lasciare il posto al “nuovo mondo” rappresentato da Cristo, che con la “Sua Parola di Vita” tutto rinnova e trasforma.
« E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose . » (Ap 21,5)
[ da: http://www.chiesacormons.it/content/grotta-o-capanna ]
E ancora a proposito di traduzione:
Come tutte le traduzioni, anche questa specifica su una poesia di Lucienne Desnoues mi lascia sempre dubbioso, sempre provvisorio nella determinazione di una sua definitiva partitura. A successive letture vorrei correggere, espungere, spostare. Se attendessi alla resa definitiva, allora la traduzione non vedrebbe mai la luce. Si faccia quindi il lettore attento osservatore delle mie imprecisioni dandomene conto con un doveroso richiamo. Un lavoro di rammemorazione, come quello che sta compiendo André Lombard, non ha solo un suo intrinseco valore storico documentario ma, in qualche modo, ripropone un’intenzione di percorso comunitario che non tralascia la possibilità di una partecipazione allargata al testo, sia esso originale che in traduzione. Per una rinnovata fedele aderenza al dettato di un’opera.






