Texte de Bernard Clavel
Je ne sais pas exactement à quelle date Bernard Clavel a envoyé cette lettre à Serge. En tout cas, son texte figure pour la première fois imprimé, en pleine page, sur le carton d'invitation de la Galerie 65 à Cannes pour l'exposition Fiorio qui eut lieu du 16 au 30 juillet 1969. Bernard Clavel a obtenu le Prix Goncourt l'année d'avant avec son roman Les fruits de l'hiver.
À ce propos, j'ai trouvé dans l'actualité de l'époque sur http://www.live2times.com/ :
Comme vous avez pu le suivre ces derniers temps dans la presse, la polémique enflait entre Louis Aragon et Hervé Bazin à propos de l’attribution du prix Goncourt opposant François Nourissier à Bernard Clavel. Et c’est finalement ce dernier qui vient de remporter le prix au 2ème tour avec 5 voix contre 5 mais bénéficiant de la voix du Président qui compte double. Scandalisé et prétextant une campagne médiatique révoltante, Louis Aragon vient de démissionner de la prestigieuse académie dans laquelle il était entré il y a un an. Certaines rumeurs disent que c’est par l’entremise de Roland Dorgelès que Clavel a obtenu la voix décisive de Jean Giono.
Bernard Clavel, écrivain prolixe, se dit « extérieur » à la polémique, se pensant lui-même évincé de la compétition puisque déjà récompensé cette année par le Grand Prix de la Ville de Paris pour l’ensemble de son œuvre.
Les fruits de l’hiver paru cette année chez Robert Laffont est le quatrième et dernier tome du cycle La Grande patience déjà composée de La Maison des autres (1962), Celui qui voulait voir la mer (1963) et Le Cœur des vivants (1964).
Destiné à être plié en trois, le carton d'invitation porte le détail agrandi d'un Fiorio qui ne semble pas être de la meilleure veine, tout au moins pour ce qui est des couleurs ; ou alors c'est peut-être la reproduction qui en est très mauvaise. Reproduit à l'intérieur, sur le verso, le texte de Clavel est très fort, lui, heureusement. Et, comme on peut le lire en toutes lettres dans le texte lui-même, nous le devons à notre regretté Jules Mougin, le facteur-poète ami commun au peintre et à l'écrivain. Donc, ici, salut à toi aussi Jules d'avoir fait, entre eux, le trait d'union !
Une page de Jules, présentée par Gérard Allibert.
TRADUCTION d'Agostino :
Testo di Bernard Clavel
Non so esattamente in quale data Bernard Clavel abbia spedito questa lettera a Serge, ad ogni modo il testo figura stampato per la prima volta, a tutta pagina, sul cartoncino d’invito della Galerie 65 a Cannes in occasione dell’esposizione Fiorio che ebbe luogo dal 16 al 30 luglio 1969. L’anno precedente Bernard Clavel aveva ottenuto il Prix Goncourt per il suo romanzo Les fruits de l'hiver.
Al proposito su http://www.live2times.com/ ho potuto trovare una rievocazione del periodo:
Come avete avuto modo di seguire ultimamente attraverso la stampa, la polemica tra Louis Aragon e Hervé Bazin si era gonfiata riguardo l’attribuzione del premio Goncourt che vedeva opporsi François Nourissier a Bernard Clavel. È stato poi quest’ultimo che ha ottenuto il premio nella seconda tornata con 5 voti contro 5 ma beneficiando del voto del Presidente che valeva doppio. Indignato e adducendo una campagna mediatica abominevole, Louis Aragon si è appena dimesso dalla prestigiosa accademia nella quale era entrato un anno fa. Secondo alcune voci è per l’intromissione di Roland Dorgelès che Clavel ha ottenuto il voto decisivo di Jean Giono.
Bernard Clavel, scrittore facondo, si dice « estraneo » alle polemiche, credendosi lui stesso tagliato fuori dalla competizione avendo avuto quest’anno già un riconoscimento dal Grand Prix de la Ville de Paris per l’insieme della sua opera.
Les fruits de l’hiver apparso quest’anno da Robert Laffont ed è il quarto e ultimo tomo del ciclo “La Grande patience” della quale sono già apparsi La Maison des autres (1962), Celui qui voulait voir la mer (1963) e Le Cœur des vivants (1964).
Ripiegato in tre parti, il cartoncino d’invito porta l’ingrandimento di un dettaglio di un quadro di Serge che non sembra essere uno dei migliori, almeno per quel che concerne i colori; o forse è la riproduzione che lascia a desiderare. Riprodotto all’interno, sul verso, il testo di Clavel è invece particolarmente indovinato. E, come si può leggere nel seguito del testo stesso, lo dobbiamo al rimpianto Jules Mougin, il postino-poeta amico comune del pittore e dello scrittore. E allora, qui, diciamo grazie anche a te Jules d’esser stato loro tramite !
TESTO DI BERNARD CLAVEL
Bernard Clavel
I Rue Charles Péguy Chelles le 30/I/1969
Chelles - 77
Egregio Signore,
Quando mi capita di scoprire una tela forte, che mi coinvolge profondamente, non amo avere al mio fianco un qualche chiacchierone che si metta a parlare dell’opera o del pittore. Non si condivide l’emozione in pittura. Ci si spartisce solo il silenzio che essa reclama. E tuttavia il primo quadro che di voi ho visto è stato da Mougin. Lo conoscete, parlo di Jules, del postino-poeta. E Jules si è messo a raccontare e io non gli ho certo chiesto di starsene zitto. Ciò che è avvenuto quel giorno è un fenomeno assai strano. Come un miscuglio tra le parole di Jules e il vostro silenzio. Perché voi siete per il silenzio quello che lui è per la parola. Il vostro silenzio esprime la terra, il cielo, l’albero, la casa, l’uomo. Quando ho scoperto gli altri vostri dipinti è subito all’uomo che ho pensato. Non a un uomo qualsiasi. Ma quello di “Que ma Joie Demeure”. Quello che giunge nel momento in cui Jourdan lavora in piena notte perché è stato svegliato da “una luce di grande bellezza”. L’uomo che attraverserà l’altopiano per andarsene nel momento in cui la folgore gli pianterà “un albero d’oro tra le spalle”. E non sono stato sorpreso leggendo le meravigliose pagine che la vostra opera ha ispirate a Jean Giono. Come non mi ha colto di sorpresa l’avervi saputo contadino.
Voi conoscete il senso profondo delle cose e degli esseri della terra senza aver nulla appreso. Voi fate parte di quei pittori che non devono nulla alla pittura degli altri, non devono niente alla moda, alcunché a coloro che fabbricano “intellettuali”, ma che devono tutto alle loro radici. La terra, la conoscete per averle dedicato molta della vostra fatica. Ma il sudore del vostro lavoro questa terra ve lo ritorna, ogni volta che ridiventate pittore, sotto forma di una linfa ricca e pura. La purezza, può darsi sia ciò che colpisce di più nella vostra pittura. A partire da questo universo nel quale vivete e dove è impossibile che non mettiate mai il piede nel fango, voi create un mondo assai prossimo ma privo di qualsiasi sozzura. Si dà in voi quella parte di sogno che altro non è se non un’immensa speranza.
Basterebbe così poco al mondo degli uomini per potersi purificare!
Nella vostra opera aleggia una grande pace. Come un esempio da seguire. Ma questa pace è legata alla vostra speranza che permane malgrado i tormenti, senza dubbio a causa di una grande forza dovuta al vostro continuo contatto con ciò che vi è d’immutabile sulla vostra terra. Molto più di un contatto, una penetrazione; un’intimità profonda.
I vostri tormenti che sono i nostri, sono espressi molto bene da alcune linee, ma dal confronto di quelle linee col vostro cielo (intendo in quel chiarore del vostro cuore dove volete che la vostra gioia dimori) c’è sempre un esito verso la luce.
Se voi aveste intrapreso la pittura con la volontà di dare agli uomini una lezione di morale, è quasi certo che avreste perso la partita. Ma la lezione s‘impone. Si riversa da voi come acqua cristallina. Davanti alle vostre tele, una volta vissuto questo stupore del primo sguardo che vi toglie il fiato, si ha voglia di dire : “Che idiozia la guerra!”. Quanta assurdità quando c’è questo possibile universo.
Ho troppa paura di uccidere le mie emozioni per tentare un’analisi delle vostre tele. E in più non sono un critico. Ma a cosa servirà mai l’analisi quando è sufficiente piazzarsi in silenzio davanti al nostro universo per sentire che se esso s’impone a noi con tanta forza è semplicemente perché voi avete saputo dipingervi attraverso ognuna delle vostre opere.
In fondo il segreto risiede tutto lì, siete interamente nell’opera vostra.
Mougin mi aveva parlato a lungo di voi, ma io avevo ascoltato solo la musica della sua parlata piuttosto che intenderne il senso.
I vostri silenzi di contadino innamorato di questa aria immobile, della quale è l’unico a riconoscere la vibrazione, sono molto più eloquenti di tutto ciò che gli uomini potranno dire a proposito della vostra opera.
Si è sempre soli davanti un dipinto fino al momento in cui si ha l’occasione di incontrarvi il pittore. Con voi, questo incontro è avvenuto sin dall’inizio ed è, io credo, il segno più evidente del vostro temperamento.
Con la mia stima e i miei più sinceri ossequi.
Bernard Clavel
Bernard Clavel au temps du Prix Goncourt