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Serge Fiorio - 1911-2011.
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Serge Fiorio - 1911-2011.
  • Actualités de l'œuvre et biographie du peintre Serge Fiorio par André Lombard et quelques autres rédactrices ou rédacteurs, amis de l'artiste ou passionnés de l'œuvre. Le tout pimenté de tribunes libres ou de billets d'humeur.
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Serge Fiorio - 1911-2011.
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5 juin 2014

Texte de Philippe Cottenceau.

   Angevin d'origine, haut provençal de cœur, poète et cerf-voliste proche du facteur-poète Jules Mougin, Philippe Cottenceau — 1957-2006 — fut également un ami de Serge et, comme on va le lire, un fervent admirateur de sa peinture. Il est décédé très jeune encore, à quarante-neuf ans.

   À l'œuvre, debout devant son chevalet et seul face à la toile en cours, Serge est là à sa place, au lieu de passage où transhument les grands espaces de ce pays, en même temps que leurs rêves. Il en capte les images, elles aussi toujours en voyage, confuses, encore incertaines dans l'univers qu'est l'œil du peintre. Elles vont, dans l'atelier des songes, s'éclaircissant à la rencontre d'un autre rêve : « Le besoin de Paradis ». Rêve qui, depuis l'enfance, dispose entièrement de son cœur, de son âme. Valsaintes, La Nuit de Noël, Avant l'orage, autant de tableaux qui traduisent cette respiration intime et profonde, cette entente amoureuse et secrète entre un homme qui rêve ce qu'il voit et son pays qui vient rêver en lui.

4 Saisons Gayet

Le beau fruit de ce partage, c'est la lumière. Une lumière qu'on n'a jamais vue, présente dans tous ses tableaux ; déchargée du poids de l'ombre, elle semble venir d'un autre règne et avoir trouvé dans l'âme éblouie du peintre une clé pour se frayer un destin. Depuis longtemps, elle demeurait enfouie, comme en sommeil, dans les profondeurs de la Terre. Seul le regard d'un visionnaire pouvait aller la débusquer puis la ramener jusqu'à nous. Lumière surnaturelle qui affleure aux versants des collines, à la surface des champs cultivés ou bien encore sur la façade des maisons en parcelles de couleurs.

Il faut tout le métier, tout l'art du peintre, pour que ces couleurs « sorties directement du tube » comme Serge aime à le dire, parviennent, par leurs résonances entre elles, à nous mettre en présence d'une clarté qui réveille en nos yeux les sources taries et ravive du même coup notre soif du monde.

*

Traduzione a cura di Agostino Forte :

 

   Originario dell’Anjou, alto-provenzale nel cuore, poeta e aquilonista, caro amico del postino-poeta Jules Mougin. Come avremo modo di leggere qui sotto, Philippe Cottenceau(*) fu anche amico di Serge ed estimatore della sua pittura. Deceduto ancor giovane, all’età di 49 anni.

*

All’opera, in piedi davanti al cavalletto e solo di fronte alla tela in corso, Serge è al suo posto, nel luogo di passaggio dove transumano i grandi spazi di questa terra di pari passo ai loro sogni. Ne cattura le immagini, anch’esse sempre in movimento, confuse, ancora indistinte in quell’universo che è l’occhio del pittore. Nell’atelier delle visioni, vanno illuminandosi nell’incontro di un altro sogno: « Il bisogno di Paradiso ». Sogno che fin dall’infanzia dispone completamente del suo cuore, della sua anima. Valsainte, La Notte di Natale, Prima della tempesta, tutti quadri che traducono un respiro intimo e profondo, quell’intesa appassionata e segreta tra un uomo che immagina ciò che vede e la sua terra che immagina in lui.

Il bel frutto di questa condivisione è la luce. Una luce che non si è mai vista e pur presente in tutti i suoi quadri; sbarazzata dal peso dell’ombra, essa sembra giungere da un altro regno e aver trovato nell’anima meravigliata del pittore una chiave per aprirsi un destino. Da lungo tempo era immersa, come in sonno, nelle profondità della terra. Solo lo sguardo di un visionario poteva scovarla per ricondurla a noi. Luce soprannaturale che affiora dai versanti delle colline, sulla superficie dei coltivi oppure in colorate porzioni sulla facciata delle case .

È necessario tutto il mestiere, tutta l’arte del pittore affinché questi colori « usciti direttamente dal tubetto » - come era solito dire Serge -, arrivino, a causa delle loro intime risonanze, a metterci in presenza di una luminosità che riattiva nei nostri occhi le prosciugate fonti e ravviva al tempo stesso la nostra sete di mondo.

Philippe Cottenceau

(*)

Piccolo volo biografico per un aquilone di nome Philippe

Kinderspiele_1828_Drachensteigen (1)
Johann Michael Voltz, Bambini fanno volare un aquilone, 1828


Philippe Cottenceau nasce a Cholet, nell'Anjou, il 3 settembre 1957.

Costruttore di aquiloni e gran lettore di poesia, perseguiva un dialogo fecondo con gli elementi nella realizzazione degli aquiloni che costituirono per lui altrettanta messa in atto di una ricerca poetica iniziata sulle rive della Loira e proseguita su tutti i continenti dove fioriscono questi oggetti dedicati al vento.

La passione per la scrittura, che lo condurrà fino alla passione gemella per gli aquiloni, lo porterà, agli inizi degli anni '80, a stabilirsi in alta Provenza sulle tracce di Jean Giono.

Dopo aver partecipato (1993) alla creazione della rivista di poesia Propos de campagne, insieme a Samuel Autexier, Pierre Lieutaghi, André Lombard, Anne-Marie Vidal e altri, nel 1995 fonda l'Associazione "Au fil des vents". Inizia a viaggiare per il mondo (Indonesia, Cina, Guatemala e altri paesi ancora) dando il suo contributo a numerosi articoli e opere sugli aquiloni coltivando questo suo interesse fino alla sua morte.

Una scelta di suoi testi accompagna Au gré du vent un libro del fotografo Hans Sivester, uscito nel 2008, due anni dopo la sua scomparsa, per le Edizioni de la Martinière, mentre Papier que tu donnes à boire au soleil fu la sua prima raccolta pubblicata.

Couverture-Cottenceau

 

Di lui appare un ricordo in http://www.dieppe-cerf-volant.org/mondecv/mondecv.html :

 " Per più di venti anni, Philippe Cottenceau coltiva una relazione pressoché esclusiva con l'aquilone; una relazione « che ci tiene a distanza, ci offre all'oblio di noi stessi, quasi creando in noi come una sorta di vuoto e permettendoci nella sua massima espressione di essere ricettivi al mondo ».

Fatti di carta e bambù, fragili, essenziali, di una estetica pressoché primitiva, gli aquiloni di Philippe Cottenceau sono il frutto di una ricerca che approda a un armonia tra la forma, il colore, il volo dell'aquilone (la sua quintessenza - come precisava) e il testo talvolta scritto su di esso.

Così, questo supporto si è imposto a Philippe, tracciando al tempo stesso « una via talmente stretta e sottile quanto il filo che ci collega. »

Philippe ci ha lasciato per raggiungere definitivamente il cielo, ma resterà per sempre nei nostri cuori come una delle cose più preziose del mondo degli aquiloni. "

Philippe Cottenceau muore a Saint-Maime, poco distante da Forcalquier, il 30 ottobre 2006

L_art-en-ciel

  Nell'aquilone vedo un'apoteosi della trasparenza. Questa trasparenza

è il luogo dove vive la luce, è un luogo di riconciliazione tra il cielo e la terra.

L'aquilone è la scaglia di luce dove verrà ad inscriversi la mia poesia

uscita dagli appunti, presi al volo, su un quaderno che porto sempre con me

quando vado a camminare.

Foglia, pietra, sentiero, uccello, erba,

tutto ciò che vive qui sul terreno che dà il nome alla poesia

viene allora offerto al cielo

per l'intermediazione dell'aquilone

*

 

 

 

 

 

 

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