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Serge Fiorio - 1911-2011.
Serge Fiorio - 1911-2011.
  • Actualités de l'œuvre et biographie du peintre Serge Fiorio par André Lombard et quelques autres rédactrices ou rédacteurs, amis de l'artiste ou passionnés de l'œuvre. Le tout pimenté de tribunes libres ou de billets d'humeur.
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Serge Fiorio - 1911-2011.
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11 septembre 2015

Texte de Marthe Savon-Peirron.

   Retrouvé le tapuscrit du texte que Marthe Savon-Peirron envoya à Serge avant de le communiquer à Pierre Martel (alors prêtre, curé de Mane je crois) pour être publié dans sa revue Les Alpes de Lumière

Texte Marthe SavonMais j'ai aussi retrouvé un exemplaire du numéro où il parut : celui du 20 avril 1961, sur lequel figure une rude mais somptueuse Nature silencieuse de Serge en couverture.

Texte Marthe 0

Marthe Savon-Peirron était une amie de Serge qui l'aimait beaucoup pour sa générosité de cœur, sa finesse d'esprit et sa grande culture. Écrivain doué à ses heures, elle ne parvint pas, hélas, à se faire éditer bien que chez Gallimard on eut rapproché son style d'écriture de celui de la britannique Jean Rhys.

Plus haut dans le temps, elle connut Giono et fut très proche aussi du peintre Eugène Martel dont elle a laissé par écrit ses souvenirs les plus marquants. D'autres documents de ce genre, présents dans les archives de Serge, feront l'objet, ici-même, de prochains billets où, de nouveau, nous la lirons.

Texte Marthe 2

Je trouve ce Fiorio particulièrement très cézannien. Pas vous ?

Texte Marthe 3

Texte Marthe 4

Texte Marthe 6

 Martel quand tu nous tiens !

Martel m'a écrit la veille de sa mort, par Marthe Savon-Peirron

*

 Traduzione a cura di Agostino Forte :

Un testo di Marthe Savon-Peirron

   Ho ritrovato il dattiloscritto del testo che Marthe Savon-Peirron inviò a Serge prima che fosse consegnato a Pierre Martel (allora sacerdote - e curato di Mane mi pare) per essere pubblicato nella sua rivista Les Alpes de Lumières.
E ho anche recuperato una copia del numero, quello del 20 aprile 1961, in cui apparve lo scritto, recante sulla copertina una scabra ma splendida Natura silenziosa di Serge.
Marthe Savon-Peirron era una amica di Serge che di lei ammirava il carattere generoso, l'acutezza d'ingegno e la grande cultura. Scrittrice di talento, cui però non arrise una notorietà editoriale, benché presso Gallimard ci fosse chi avvicinasse il suo stile di scrittura a quello della britannica Jean Rhys.
La Savon-Peirron ebbe modo di conoscere Giono e fu anche vicinissima al pittore Eugène Martel del quale ci ha lasciato importanti testimonianze scritte. Altri documenti dello stesso tenore, presenti nell'archivio di Serge, faranno l'oggetto, sempre su queste pagine, di prossime comunicazioni nelle quali avremo nuove occasioni di ritrovarla.


SERGE FIORIO

Il bel gruppo di opere che Serge Fiorio ha esposto presso la Galerie du Haut-Pavé, a Parigi, sono una lezione di felicità. Lo straordinario successo ottenuto due anni fa nella stessa galleria, ha avuto per naturale effetto questa splendida lezione data con poetica ingenuità. Dipinti che hanno attirato i passanti, dipinti che hanno portato riposo. Poiché sono i passanti, sempre di fretta, pressati, sono loro ad essersi fermati, ad essere entrati; per la maggior parte sempre loro ad avere acquistato, non gli abituali clienti dell'Haut-Pavé. Ed è un segno.
I dipinti di Fiorio sono un po' seri, anche i più graziosi, come i serenissimi paesaggi estivi dove il cielo è tutto azzurro e il grano si para in pieno sole, e le deliziose giostre delle feste paesane. Dipinti seri, come lo sono i fanciulli, a quel modo che è solo loro. Fanciullezza che non è più di Fiorio ma ne ha nondimeno conservato l'anima e l'occhio. Molto probabilmente, come i ragazzini di quell'età, ha potuto dipingere solo nei giorni di pioggia e la domenica, successivamente, e per molto tempo ancora, solamente d'inverno, quando non era necessario ai campi né alla sua famiglia; fino al successo che gli ha permesso di dedicare sempre più ore alla pittura.
Il lato artigianale di questa pittura (di fatto il suo fascino!) è ciò che colpisce di più, conferendogli un carattere singolare: ne vediamo la mano, ne seguiamo il lavoro, il pensiero che lo esalta, lo nobilita. E la perfetta probità conferisce alla poesia una visione chiara perfino nel grigiore, una serenità nella malinconia.
Quest'anno la novità dell'insieme presentato da Fiorio sono le nature morte, le « vite silenziose », come le chiamano i tedeschi in maniera più consona e piacevole. Quelle di Fiorio sono a immagine della sua vita, del rude lavoro, dei piaceri incontaminati, della coraggiosa tenerezza filiale o del coraggio puro e semplice.
Ha dipinto una cazzuola e un secchio vicino a una carrucola sul davanzale della finestra: pastori e coltivatori, Serge Fiorio e suo fratello Aldo sono anche muratori. Insieme, rimesse pietra su pietra, da vere e proprie rovine hanno tratto le loro accoglienti dimore. Un piccolo capolavoro è l'accetta su un ceppo da cui pende un pezzo di stoffa. Osservando questo quadro, mi sono chiesta dove avessi già visto qualcosa di simile, così aderente alla vita per la sua semplicità e altrettanto vicina alla leggenda nella sua stilizzazione: a Strasburgo, mi sembra, al museo Rohan. I vecchi maestri alsaziani, e tutti i Renani, avevano questo gusto particolare, questo senso del favoloso e insieme del familiare, quel genere d'innocenza e immaginazione tali da partecipare ancora del candore delle miniature. Troviamo l'autunno, un autunno prossimo all'inverno, con la lista di cieli grigi, di rami spogli, rametti sparsi a terra; e tutta la vita contadina, così caratterizzata dalle stagioni, con quegli oggetti che paiono attendere il ritorno della mano che li ha posati per compiere altri lavori; e tutta l'arte dei primitivi, la loro eleganza, con quei marrone discreti, sobriamente e arditamente risaltati dalla bella macchia di rossa stoffa. Bello, veramente bello.

C'è anche un corno sbiancato di ariete in mezzo alle pietre, e una bella pianta di cardo dove i grigi dell'argento invecchiato e gli ori spenti s'invischiano ai verdi vivaci e ai blu puri, steli semi-secchi assieme ad altri con foglie e fiori appena sbocciati. E quei cardi, col fondale di rocce in lontananza, fanno divagare di una botanica come l'illustrerebbe Fiorio.

La petite flore

Minima floralia di Serge Fiorio

Per quanto mi riguarda, amerei altrettanto vedergli illustrare un manuale di agricoltura elementare. Dare ai bambini delle campagne delle nozioni di agricoltura - non attendere che abbiano il loro diplomino per entrare in una scuola specializzata dove, credo, sono ben lungi dal potervi accedere tutti - fa parte di un progetto allo studio del Direttore dell'Istruzione Primaria. Delle belle immagini dipinte da Fiorio potrebbero risvegliare delle vocazioni e conservare alla terra dei piccoli agricoltori attirati dalla città, dalle sue magiche distrazioni, dagli stipendi regolari e sicuri delle sue officine. Le immagini hanno un potere di seduzione prodigioso. Lo si sa fin troppo bene a proposito di quelle cattive. Perché non provare con quelle buone? Nel capitolo che riguarda l'ovile (dove, presumo, si imparerà anche delle cure che si debbono alle bestie), nella pagina che parla del pastore, i bambini di Montjustin potranno riconoscere Robert, cugino dei Fiorio, giovane metalmeccanico parigino venuto a trascorrere le vacanze qualche anno fa nel paesello, dal quale ha deciso di non ripartire. Da allora, lassù, è Robert a prendersi cura del gregge. Ha fatto da modello ideale, una volta soltanto, per tutti quei pastori ritratti da Fiorio sulla masonite. Un pastore modello, esemplare. Con quale paterna dolcezza, alla fine di una giornata, gli ho sentito dire alle bestie che non avevano alcuna voglia di entrare all'ovile: « Dài ragazzi, su! ».  Ma lui le capiva, lui al pari di loro sapeva quanto si stesse ancora bene là, in fondo al pendio, ché Montjustin è appollaiato come un mulino a vento su un'altura da cui si gode di una vista stupenda sul circondario. Ma Robert è un uomo dei più assennati e come tale ha fatto rientrare le bestie. Quando è l'ora è l'ora.

A Montjustin tutto è regola, ordine, lì le stagioni si susseguono come i movimenti di un concerto del secolo d'oro italiano. Tutto è armonia nella vita di Serge Fiorio, tutto è fervore nell'opera di questo san Francesco d'Assisi della pittura, come lo chiamava Eugène Martel, il vecchio pittore di Revest-du-Bion.

Se Fiorio, grazie alla notorietà, può infine dedicarsi interamente alla pittura, lo fa con lo stesso piacere e la medesima applicazione del ragazzino giudizioso, con l'importanza che è propria di quell'età quando si fa ciò che si ama di più, e in quel fare si riassume tutto il buono, il bello e il bene. È la grande ricreazione. Interrompendosi per aiutare a mettere al riparo il fieno minacciato da un incipiente temporale, ne approfitta per ammirare il paesaggio, gli squarci nel cielo; più spesso,  per collegare subito la grossa radio della cucina, affinché gli anziani genitori non si perdano la bella musica antica che tanto lo entusiasma quando l'ascolta di sopra, nello studio, dove è risalito alla svelta per riprendere i pennelli ... e sentirlo dire: « Mamma, senti come è bello! »

Mi perdoni se ho sconfinato un po' dalla classica breve recensione e, soprattutto, per aver parlato di scuola e scolari riguardo alle sue opere. Lo consideri un omaggio, lui che è stato così felice di sapere che un dottore ha acquistato una delle giostrine paesane - nelle quali si spende in modo particolare - per ornare la cameretta dei bambini. Che bello saperne una figurare al museo Rilke, in Germania, dove è prevista una sua mostra. Rilke amava tanto i cavalli di legno! Soprattutto quelli grigi, poiché le moscature gli ricordavano gli ovetti pasquali di zucchero della sua infanzia. Avrebbe sicuramente amato i cavallucci di Fiorio, di legno lucido, così ben dipinti e così ben fatti, tali da evocare i sogni un tempo cavalcati. Soprattutto, avrebbe amato Serge Fiorio.

M. SAVON-PEIRRON

 

 

 

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